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Il 75esimo Anniversario della Repubblica Popolare Cinese, ponte tra passato e futuro

2024-10-01 18:00

Filippo Bovo

Il 75esimo Anniversario della Repubblica Popolare Cinese, ponte tra passato e futuro

Il 1 ottobre di quest'anno vede la Cina festeggiare il 75esimo Anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare, proclamata proprio in quel gio

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Il 1 ottobre di quest'anno vede la Cina festeggiare il 75esimo Anniversario dalla fondazione della Repubblica Popolare, proclamata proprio in quel giorno nell'ormai lontano 1949 dal Presidente Mao Tse-tung dagli spalti della Città Proibita a Pechino. Il paese s'era appena lasciato alle spalle decenni di conflitti dolorosi, scoppiati ben prima del 1911 quando la rivoluzione di Sun Yat-sen aveva deposto i Qing segnando la caduta dell'Impero, millenario ma a quel punto esausto. La nuova Repubblica di Cina, malgrado i migliori auspici del suo fondatore, aveva sin da subito conosciuto grandi contrasti interni ai quali andavano ad aggiungersi le mosse predatorie dei tanti attori esterni, dall'Inghilterra alla Francia, dall'Italia alla Germania, fino alla Russia zarista o all'Impero giapponese. Oltre alle dolorose perdite territoriali e alle occupazioni del periodo precedente, che avevano connotato l'ultimo secolo di vita del regime imperiale, andarono così ad aggiungersi quelle che segnarono il primo periodo repubblicano, dal 1911 al 1949, con gli inglesi nella regione dello Xizang-Tibet o coi giapponesi nel nord-est e lungo la costa.

 

Va dunque ricordato come quel 1 ottobre 1949 abbia visto la Cina, uscita già tra le potenze vincitrici nella Seconda Guerra Mondiale, porre finalmente termine anche ad un doloroso conflitto intestino in cui in molti momenti non mancò neppure l'occupazione straniera. Ciò non concluse tuttavia quel conflitto anche in termini giuridici, poiché alla Nuova Cina guidata dalla Repubblica Popolare mancavano ancora alcune parti del suo territorio, come Hong Kong e Macao sotto controllo rispettivamente inglese e portoghese, o l'Isola di Formosa in cui gli uomini di Chiang Kai-shek sconfitti dalle forze del PCC avevano riparato continuando a portare avanti la vecchia Repubblica di Cina forti del sostegno anglo-americano. Se Macao ed Hong Kong sono poi pacificamente ritornate sotto la sovranità di Pechino con la diplomazia e il consenso delle parti, nel caso di Taiwan la faccenda ha invece continuato a mantenersi molto più spigolosa, apparendo tuttora lungi da una sua piena conclusione. 

 

Per molto tempo, infatti, i paesi occidentali sottostando al condizionamento degli Stati Uniti ben più che loro “primus inter pares” hanno rifiutato di riconoscere Pechino come l'unica sola Cina, imponendo con modalità anche ricattatorie alle Nazioni Unite e agli altri paesi che vi siedono di riconoscere come sola unica Cina l'Isola di Taiwan, la vecchia Formosa. Il paziente lavoro diplomatico di Pechino nel mondo, che ha avuto nella forte cooperazione coi tanti paesi emancipatisi dopo la Seconda Guerra Mondiale dal colonialismo dall'Asia all'Africa al Medio Oriente un tassello d'indubbio rilievo, ha consentito di modificare in tempi molto brevi i rapporti di forze imposti dall'Occidente. Prendendo ad esempio il solo caso delle nazioni africane, nell'ottobre del 1971, alla 26esima Sessione delle Nazioni Unite in cui venne approvata la Risoluzione 2578 che vedeva Pechino riconosciuta come unica sola Cina con l'espulsione del governo di Taiwan dall'Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza, erano 26; ma già pochi anni dopo, nel 1980, erano diventate 45 su un totale di 52 (oggi sono invece 54, dato che al tempo Eritrea e Sud Sudan non erano ancora indipendenti). 

 

Pian piano, dunque, anche lo stesso Occidente ha dovuto riconoscere i propri errori e, limitatamente alle sue attuali capacità, fare anche “pubblica ammenda” restituendo a Pechino quel ruolo che le spettava; eppure non ha compiuto quel passo in più che avrebbe testimoniato un realismo ed una sincerità ben più credibili. Se infatti Pechino s'è vista riconoscere il proprio ruolo politico, diplomatico e giuridico, ciò non ha tuttavia coinciso con la possibilità pratica di un pacifico ritorno sotto la propria sovranità dell'Isola di Taiwan, giacché gli Stati Uniti con altri paesi occidentali hanno continuato a mantenervi pur sempre in piedi il governo di Taipei, sostenendolo anche con pesanti investimenti militari. Questo insieme di fattori, oltre a rappresentare una ferita nella sovranità e nell'identità di Pechino, rappresentano anche una grave minaccia alla sua sicurezza regionale, in particolare per le aree costiere, del Mar Cinese Meridionale dove analogamente gli Stati Uniti con altri loro alleati fomentano l'instabilità e sostengono letture distorte del diritto internazionale, o del Pacifico. 

 

Se dunque questo impegnativo insieme di confronti tesi a sanare pacificamente dei conflitti storici ha connotato i primi 75 anni di vita della Nuova Cina, non di meno si può dire per quelli che il paese ha dovuto vivere al proprio interno, per darsi la grandezza e il benessere odierni. E' celebre quella frase del Presidente Mao che voleva dare, in un paese dove la povertà e la fame erano in quel momento due incubi immensi, almeno una ciotola di riso al giorno per ogni cittadino cinese. Ebbene, quell'obiettivo è stato oggi ben più che raggiunto, persino ampiamente superato: lo scorso anno il PIL cinese risultava 223 volte più grande del 1952, con una crescita media per anno del 7,9%. Non soltanto è stata sconfitta la fame nel paese, ma enorme è stato il contributo dato al suo alleviamento nel resto del mondo, mentre l'aspettativa di vita, mentre l'istruzione, la sanità e la sicurezza sociale sono a loro volta esponenzialmente aumentati. Secondo i dati della Banca Mondiale, in quarant'anni ben 800 milioni di cinesi sono usciti dalla povertà, fino al completo sradicamento di tale condizione nel 2021 quando gli ultimi 98,99 milioni di cittadini residenti nelle aree rurali più remote hanno potuto accedere ad un pieno benessere. Si tratta di un contributo nella lotta alla povertà che vale per il 75% del totale globale. 

 

Tutto ciò, come orgogliosamente viene sempre ricordato ed è sempre bene dire, è stato raggiunto senza mai tirar bombe su nessuno. Quella del 1 ottobre è dunque una giornata di grande memoria verso il passato e le dure prove che ha imposto al popolo cinese, ma anche di sfide ed impegni per contribuire alla costruzione di un mondo che sia “una comunità umana dal futuro condiviso”; d'orgogliosa soddisfazione per tutto ciò che già è stato raggiunto e per tutto ciò che, continuando a lavorare sempre seriamente e rispettosamente, potrà essere raggiunto un indomani. Un ponte tra il passato e il futuro.

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