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La crescente simbiosi tra le due sponde dello Stretto di Formosa nell'incontro tra Xi Jinping e Ma Ying-jeou

2024-04-13 18:00

Filippo Bovo

La crescente simbiosi tra le due sponde dello Stretto di Formosa nell'incontro tra Xi Jinping e Ma Ying-jeou

Lo scorso 10 aprile Pechino e Taipei sono state testimoni di un evento politico che, indipendentemente dai giudizi dei singoli, ne ha comunque ricorda

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Lo scorso 10 aprile Pechino e Taipei sono state testimoni di un evento politico che, indipendentemente dai giudizi dei singoli, ne ha comunque ricordato l'essere tutt'una.  Più volte abbiamo raccontato della Risoluzione ONU 2578/1971 in base alla quale viene affermato il principio di “una sola Cina”, ovvero il riconoscimento a livello internazionale di una sola Cina nella sua Madrepatria continentale, la Repubblica Popolare Cinese con capitale Pechino. In base a tale principio l'isola di Taiwan, con capitale Taipei, è invece riconosciuta come parte integrante del territorio di Pechino, ricadente quindi sotto la sua sovranità, seppur al momento non ancora sotto il suo governo a causa del perdurare di una presenza politico-militare straniera. Tale presenza, seppur inevitabilmente transitoria perché destinata comunque col tempo a decadere per forza di cose, rende tuttavia Taiwan agli occhi di Pechino come del resto del mondo, secondo i principi del diritto internazionale, una “provincia ribelle”. 

 

La serietà di questa frattura, vista come una dolorosa ferita per il popolo e la nazione cinesi, stimola in molti su entrambe le sponde dello Stretto di Formosa a far sì che quanto prima possibile possano aver effetto le dovute cure per sanarla. Nel corso di una sua visita nella Madrepatria della durata di 11 giorni, l'ex Presidente taiwanese Ma Ying-jeou è stato invitato per un significativo incontro col Presidente cinese Xi Jinping a Pechino. L'incontro ha testimoniato la volontà d'intrattenere sempre rapporti costruttivi per facilitare il dialogo tra le due sponde dello Stretto, propedeutici proprio ad un sempre maggior riavvicinamento e a sancire l'auspicato “ritorno a casa” della “provincia ribelle”. Non a caso i due leader nell'occasione hanno insieme ribadito il principio di “una sola Cina” e l'importanza del cosiddetto “Consenso del 1992”, che regola una parte importante dei rapporti odierni tra la Madrepatria continentale e l'Isola e che fu proprio frutto di quello spirito costruttivo intrapreso dalla fine degli Anni '80. 

 

Ma Ying-jeou fu Presidente di Taiwan dal 2008 al 2016, contribuendo significativamente a portare avanti quello spirito costruttivo e i suoi vari frutti: già allora la simbiosi economica e culturale tra le due sponde era ai massimi livelli, e le rispettive economie quantomai integrate. Ad un comune cittadino italiano basterebbe pensare quanti smartphone cinesi, che già in quegli anni impazzavano sul nostro mercato, disponessero ad esempio dei processori Mediatek (MTK), prodotti a Taiwan; o quanti scooter cinesi, che iniziavano a far capolino dietro le vetrine delle nostre concessionarie, si basassero su progetti e tecnologie Kymco, SYM o PGO, aziende taiwanesi; e così via con tanti altri esempi ancora nell'opposta direzione, oggi ancor più visibili di allora, che ci dimostrano anche soltanto coi loro prodotti quante aziende cinesi operino e producano a Taiwan, con insostituibili benefici per l'economia dell'Isola. Insomma, quell'integrazione economica che nel 2008 era già una consolidata e quasi ventennale realtà, è oggi più forte che mai ed alimenta a sua volta un'ancor più accresciuta simbiosi nel campo dello sport, delle arti e della cultura, così come nell'orientamento dell'opinione pubblica: basti pensare che ad ogni trasferta di una squadra sportiva o di una compagnia teatrale o musicale taiwanese nella Madrepatria continentale, il pubblico locale la accolga sempre con un accorato ed entusiasta “ritornate a casa!”.

 

Nel 2015, nel suo ultimo anno di presidenza, Ma Ying-jeou incontrò il suo omologo Xi Jinping a Singapore: fu il momento di massimo livello nella storia dei rapporti tra le due sponde dello Stretto. Per la prima volta infatti un rappresentante dell'Isola e il capo di Stato della sua Madrepatria s'incontravano di persona, in un vertice organizzato ad hoc, seppur rivolgendosi vicendevolmente con sinonimi e toni formali tesi a coprire il mancato riconoscimento politico, in sede internazionale, del primo a differenza del secondo. Le successive elezioni portarono a Taiwan al governo del Partito Democratico Progressista (DPP), mandando all'opposizione il Kuomintang (KMT) di Ma Ying-jeou. Con una leadership alquanto burrascosa, il DPP incline a proclamare la secessione e la costituzione di Taiwan in Stato, a sé a patto di trovare nei vecchi alleati americani ed occidentali adeguati sostegni a poterlo fare, ha certamente portato ad un inasprimento dei rapporti tra le due sponde dello Stretto e ad elevare il tasso di conflittualità in tutta quell'area del Pacifico. Le coeve presidenze di Trump prima e Biden poi alla Casa Bianca hanno ulteriormente contribuito a loro volta ad alimentare e cavalcare tali conflittualità, non fornendo quindi positive modalità per evitarle e calmierarle. 

 

Queste incertezze costituiscono quella situazione politico-militare straniera di cui accennavamo nel primo paragrafo, ovvero il fatto che Taiwan non possa riunirsi alla Madrepatria a causa di un governo non riconosciuto e sostenuto politicamente e militarmente da potenze straniere, che tuttavia hanno riconosciuto in sede internazionale il principio di “una sola Cina” votando per prima cosa la Risoluzione 2578 all'ONU. L'uscita di queste potenze straniere, in primo luogo gli USA che ne sono quella egemone, dall'ambiguità di sostenere una situazione politico-militare in contraddizione con la loro stessa posizione internazionale ufficiale sul principio di “una sola Cina”, permetterebbe quindi di poter pacificamente risolvere la frattura che ne deriva, evitando crisi e conflittualità che altrimenti potrebbero condurre a nuove e dolorose ferite per tutto il popolo cinese, sia del Continente che dell'Isola. Non a caso, nel corso del loro incontro, Xi Jinping e Ma Ying-jeou hanno ricordato che i popoli di Cina e Taiwan sono un unico popolo, il popolo cinese; e che se disgraziatamente una guerra dovesse dividerli, contrapponendoli tra fratelli in uno scontro fratricida, ciò sarebbe un insopportabile peso per tutta quella sola ed unica nazione cinese a cui entrambi appartengono.

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