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Tra Somalia, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti ben più che qualche semplice dissapore

2024-08-23 22:00

Filippo Bovo

Tra Somalia, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti ben più che qualche semplice dissapore

Si cominciano a notare alcuni piccoli ma importanti e soprattutto benauguranti segnali nel conflitto neanche troppo sotterraneo che contrappone la Som

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Si cominciano a notare alcuni piccoli ma importanti e soprattutto benauguranti segnali nel conflitto neanche troppo sotterraneo che contrappone la Somalia all’Etiopia e agli Emirati Arabi Uniti per la spinosa questione del Somaliland. Come noto, l’Etiopia su spinta degli Emirati e di altri partner occidentali ha terremotato lo scorso anno i suoi rapporti nel Corno d’Africa vessando i propri confinanti con strane richieste per un proprio sbocco sul mare. Chiaramente, dopo l’ovvio rifiuto di tutti quanti, è passata a fornire un sostegno aperto al separatismo del Somaliland, l’ex Somalia britannica, da anni proclamatosi indipendente da Mogadiscio per senza aver mai ottenuto alcun riconoscimento internazionale in tal senso. Il MoU firmato tra le autorità di Addis Abeba e di Hargeisha, capoluogo dell’autoproclamato Somaliland, per la concessione di uno spazio sul mare dove realizzare una base navale e militare con capitali emiratini, ha provocato ad inizio anno gravi attriti propagatisi ben oltre il Corno d’Africa, visto che hanno toccato le corde di paesi come l’Egitto e la Turchia ed altri.

 

A tutto ciò si potrebbero poi aggiungere una serie d’altre questioni locali già allora ben avviate e tuttora lungi dal risolversi, come quella del sostegno di Etiopia ed Emirati all’insurrezione delle RSF (Forze di Supporto Rapido) contro il governo centrale in Sudan, che analogamente le contrappone ad altri importanti attori regionali come Egitto, Arabia Saudita, Eritrea e via dicendo: grossomodo lo schieramento che sostiene il governo di Khartoum lo ritroviamo anche a sostegno di Mogadiscio. Così, se Egitto e Turchia hanno stretto alleanze ancor più salde con la Somalia in funzione pure antietiopica, trovando una buona intesa pure con Eritrea od Arabia Saudita che del pari non gradiscono veder pugnalate inferte ad un loro alleato come Mogadiscio, così anche in Sudan abbiamo visto ripetersi lo stesso copione, con qualche differente fluidità che tuttavia il tempo tende oggi a ricomporre.

 

L’ultima novità è il bando rivolto ad Ethiopian Airlines e a FlyDubai da parte della Somalia: finché la compagnia aerea etiopica e quella emiratina non riconosceranno il Somaliland come parte della Somalia “una ed indivisibile”, sarà loro interdetto il sorvolo dello spazio aereo somalo. Dopo qualche resistenza, entrambe le compagnie aeree hanno accettato, rimuovendo dalle loro pagine i codici del Somaliland che rendevano Hargeisha una realtà a sé stante rispetto al resto della Somalia. Non è un fatto che depone a favore della salute del famigerato MoU tra Etiopia e Somaliland, che a distanza di mesi non ha sortito altri grandi frutti: ad esempio, nessun riconoscimento s’è visto da parte etiopica per Hargeisha, che se l’aspettava sebbene non fosse esplicitamente dichiarato ma da sua parte pur sempre auspicato, anche perché avrebbe avuto una plausibile ricaduta pure presso l’Unione Africana.

 

Del resto, non è nemmeno un buon periodo per Addis Abeba: tra problemi di tenuta finanziaria, valutaria, politica e militare interna, tutto si può dire tranne che ci si trovi dinanzi ad un paese in buone condizioni: e bussare a tutte le porte, dall’USAID alle ONG occidentali fino ai BRICS, a cominciare dagli EAU che nella Valle del Nilo mirano di concerto alla Francia, agli USA e ad Israele ad operare una loro politica estera parallela a quella saudita, ben evidenziata proprio dai fatti somali e sudanesi, non pare proprio un grande affare. Ci sarebbero poi da aggiungere alcuni spiccioli su cosa fare dopo la prossima fine dell’ATMIS (African Transition Mission in Somalia), la missione di stabilizzazione in Somalia in scadenza a breve e che conta anche sui soldati etiopici, il cui ruolo nel paese al pari di quello d’altri paesi che ne fanno parte non appare anche alla luce di questi fatti dei più costruttivi, ma se ne parlerà per la fine dell’anno, quando bisognerà individuarne l’erede. Del resto, non è un mistero che finora abbiano fatto di più per la Somalia paesi come l’Eritrea e la Turchia, che dell’ATMIS non sono membri, che quest’ultimi; e ciò, che piaccia o meno a certi detrattori nostrani e non solo.

 

Quanto ad Ethiopian Airlines in Eritrea, infine, non c’è bisogno di fare domande: tra prezzi dei biglietti saliti alle stelle senza giustificazioni valide, furti di bagagli, cibo avariato ai passeggeri e chi più ne ha più ne metta, Asmara non poteva non chiuderne i voli già da qualche settimana a questa parte: tanto, le alternative non mancano di certo.

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