contatti@lenuoveviedelmondo.com

Le Nuove Vie del Mondo

Le Nuove Vie del Mondo


facebook

Un laboratorio virtuale per le idee e per le analisi.

.


facebook

Le ultime dal Blog

 @ All Right Reserved 2020

 

​Cookie Policy | Privacy Policy

L'Alleanza degli Stati del Sahel, l'Ucraina, l'Algeria, la Libia: un quadro di grande fluidità

2024-08-23 16:00

Filippo Bovo

L'Alleanza degli Stati del Sahel, l'Ucraina, l'Algeria, la Libia: un quadro di grande fluidità

Che l’Alleanza degli Stati del Sahel abbia rotto i propri rapporti con l’Ucraina ed ancor più che ne abbia denunciato all’ONU il sostegno al terrorism

sahelian-alliance28129.jpeg

Che l’Alleanza degli Stati del Sahel abbia rotto i propri rapporti con l’Ucraina ed ancor più che ne abbia denunciato all’ONU il sostegno al terrorismo internazionale, come recentemente attestato dai duri fatti di Tinzaouaten, è ormai fatto noto. Del resto già prima non si poteva dire che con le autorità di Kiev vi fossero dei buoni rapporti, e men che meno coi loro principali alleati, certamente non solo per le diverse vedute sulla guerra tra Russia e NATO sul suolo ucraino ma anche per elementari questioni regionali: dopotutto l’alleanza che sostiene la guerra ucraina alla Russia è la stessa che in questi anni nel Sahel tutto ha fatto fuorché coprirsi d’onore. Potremmo ad esempio ricordare pure il caso dell’ambasciatore svedese espulso proprio pochi giorni fa dal Mali, una delle tre nazioni dell’AES. Resta il fatto che l’aver appoggiato e lodato l’imboscata di Tinzaouaten non abbia procurato all’Ucraina un buon ritorno diplomatico.

 

Ciò detto, va comunque ricordato che i tre paesi dell’AES compongono pur sempre un’alleanza di Stati sovrani, uniti su alcuni argomenti e al contempo autonomi su altri, e ciò può riguardare anche i legami con altre nazioni: ad esempio, mentre il Niger, altro paese dell’AES, continua a portare avanti una propria cooperazione di sviluppo con l’Algeria, il Mali vi è ai ferri corti additandola come corresponsabile del terrorismo seminato nel Sahel. Negli anni scorsi, in effetti, così fu, allorché l’Algeria per sbarazzarsi dei terroristi di matrice islamo-fondamentalista che negli Anni ’90 non avevano certo lasciato dei buoni ricordi li spinse a sud, oltre i propri confini, sostenendoli nel loro dilagare nel Sahel. Oggi costoro, grazie al martellamento che subiscono ad opera del FAMA, l’esercito maliano, tendono invece a rifluire verso nord, non certo con grande gioia dell’Algeria che, per inciso, nel liberarsi di quei terroristi a suo tempo non fece neanche cosa tanto sgradita ai francesi e alla NATO, che miravano proprio a destabilizzare già più di quanto non lo fosse il Sahel, e che non per nulla l’anno prima avevano aggredito la Jamahiriya libica anche per questo.

 

A proposito di Libia, va detto che anche da quelle parti si continua a portare avanti la resa dei conti: poiché un’altra delle zone di transito ed attività per i vari gruppi terroristi e loro annessi e connessi risiede proprio in buona parte della Tripolitania e del più meridionale Fezzan, il meridione occidentale libico, adesso le truppe della Cirenaica guidate dal figlio di Khalifa Haftar, Saddam, ne stanno assumendo il controllo con ripetuti successi. Si tratta di un’azione ovviamente concordata coi paesi dell’AES, primo tra tutti il Niger che col Fezzan vi confina, e da questi assai gradita poiché stringe ancor più nella morsa questi gruppi debellandoli ancor più efficacemente. Come del resto potremmo dire anche per altri attori regionali, dunque, anche la Cirenaica si comporta quasi come un membro parallelo e non dichiarato dell’AES, o comunque come un suo strategico alleato; ma questo pure, considerati gli equilibri in tutta l’area, non dovrebbe sconcertare nessuno.

 

Tutto questo per leggere un po’ le dinamiche in una sola parte del Sahel, giacché se dovessimo allargarci pure al versante più occidentale e costiero, ci sarebbero interessanti sorprese riguardo il ruolo del Marocco nei confronti dei paesi dell’AES, decisamente positivo e costruttivo; mentre non così potremmo dire del Fronte Polisario, che nell’area s’è ritrovato negli anni a subire sempre più l’impronta delle varie sigle islamo-fondamentaliste come AQMI, Ansar Dine, MUJIAQ o ancor più la GSIM, diretta responsabile dei fatti di Tinzaouaten. Che l’intelligence americana e francese vi sia dentro fino al collo e che s’avvalga di qualche specializzato ucraino in loco, è parimenti fatto ormai noto fin dai tempi delle varie operazioni NATO Serval, Epervier e Barkhane: qualcuno come combattente assoldato nelle file estoni, qualcuno molto più sottocoperta come in certe azioni sporche è sempre d’uopo fare. Si noti bene che a tutta questa disamina molto altro di fondamentale vi sarebbe ancora da aggiungere.

image-868

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER

Rimani aggiornato su tutte le novità e gli ultimi articoli del Blog