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L'operazione ucraina sulla regione di Kursk: dalle Ardenne al gatto col topo

2024-08-14 18:00

Filippo Bovo

L'operazione ucraina sulla regione di Kursk: dalle Ardenne al gatto col topo

L'offensiva ucraina sulla regione russa di Kursk, scattata proprio in questi giorni, ha lasciato sorpresi molti osservatori nel resto del mondo, porta

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L'offensiva ucraina sulla regione russa di Kursk, scattata proprio in questi giorni, ha lasciato sorpresi molti osservatori nel resto del mondo, portandoli a rivedere o ad attenuare certe considerazioni che già da tempo esprimevano sull'effettiva capacità bellica di Kiev. Tuttavia, rivedere od attenuare certe considerazioni in precedenza espresse circa la situazione militare di Kiev, in sé non proprio invidiabile, non significa sposar in automatico la convinzione di una sua concreta possibilità di “rovesciare le sorti del conflitto”, quanto basti almeno perché un più determinante aiuto occidentale affluito nel frattempo consenta poi di vincerlo in modo definitivo. Vari media ed esponenti politici occidentali hanno invece prontamente sposato questa linea, testimoniando al solito avventurismo ed imperizia; ma, quando s'ha un'effettiva cognizione della reale disparità delle forze in campo tra le due parti e di quale delle due risulti in vantaggio non per una temporanea od accidentale circostanza ma per ben più solidi fattori materiali ancora più a monte, come le disponibilità militari, economiche, produttive, oltre al fattore tempo, ecco che molto “wishful thinking” come quello espresso da costoro prontamente si dissipa.

 

Affidandoci alle fonti di Kiev, l'azione sulla regione di Kursk mira a garantire all'Ucraina un maggior potere negoziale in sede di trattative; tuttavia, come replicato da Mosca, la Russia non intende certo ora sedersi a quel tavolo, preferendo invece sfruttare i propri vantaggi militari, materiali e temporali per riassorbire il danno e proseguire la sua contemporanea avanzata sul Donbass. Siamo dunque di fronte ad una situazione che a molti potrà apparire nuova e magari pure un po' suggestiva, quella di una contemporanea e reciproca invasione tra due belligeranti; ma a dire il vero un precedente si registrò anche in passato, sotto le mentite spoglie della “Legione Russa” che svolse una breve incursione su Belgorod. Si trattava, già allora, di un'operazione concertata dalla NATO e da Kiev, che fornì gli uomini spacciandoli per “oppositori russi”, caratterizzata soprattutto da un forte spirito propagandistico: da una parte si trattava d'alimentare nell'opinione pubblica occidentale la convinzione che il consenso in Russia fosse tanto traballante al punto che potessero esservi dei cittadini disposti ad armarsi pur di rovesciarne il “regime”; e dall'altra che Mosca fosse tutt'altro che una fortezza ben presidiata ed imprendibile, ma al contrario un “gigante dai piedi d'argilla”. Anche nel caso dell'azione sulla regione di Kursk le intenzioni pubblicitarie sono le medesime, trasmettendo ai più attenti osservatori l'impressione che per perseguir quelle anziché più concreti e duraturi vantaggi militari Kiev sprechi le sue residue capacità di metter in piedi un'offensiva militare. 

 

E' infatti a media e politica occidentale, del mondo NATO, che Kiev parla con quest'azione, rivolgendo ben più che un'esortazione a fornire un ancor più determinante supporto materiale per la guerra. Tuttavia, come recita un famoso detto, “la montagna partorì un topolino”, ed infatti dopo le solite grandi dichiarazioni che da più parti le pervengono, Kiev alla fine si ritrova a ricever sempre di meno; e ciò per la banale ragione che in Occidente ben poco è rimasto da darle, mentre ciò che di nuovo  o di valente viene prodotto è destinato a tutt'altri usi per i quali l'Ucraina non è affatto contemplata. Non andrebbe dimenticato che l'Occidente, con un apparato bellico pur sempre appannato malgrado le enormi iniezioni di liquidità destinate soprattutto ad alimentare molte improduttive mangiatoie, e con capacità produttive allo stato attuale non proprio rimarcabili, proprio in questa precisa fase storica si trova a dover fare i conti con fin troppe voci di spesa che esattamente non sa come fronteggiare. Oltre al conflitto in Ucraina vi è quello in Medio Oriente, che non si limita unicamente al nodo israelo-palestinese visto il sempre maggior confronto con l'Asse della Resistenza, con un arco di crisi che da Teheran giunge a Sana'a; oltre ovviamente al crescente confronto con la Cina sul Pacifico, e non solo. Infine, vi sono anche altre partite nel tempo destinate a divenir sempre più impegnative per l'asse euro-americano come quelle nel Continente Africano e in America Latina. Tali fronti, rinfocolati quando in contemporanea e quando in alternativa, vedono il concorso tra vari gruppi d'interesse euro-americani, che non sempre si muovono unitariamente; al contrario, più passa il tempo e più le rivalità e le conflittualità che li dividono aumentano, alimentando alleanze o spaccature trasversali che portano ad ulteriori scosse nel “sistema NATO”, e non solo. La sempre maggiore difficoltà a tener uniti o quantomeno organici tra loro i gruppi di vertice provoca tutta una serie di nuove faglie raramente riassorbibili o reversibili.

 

Di conseguenza, l'azione ucraina non pare destinata a grandi fortune e quel che più solleva, presso gli osservatori più oculati, è la domanda su quanto potranno durare i suoi guadagni, ovvero la presenza delle truppe di Kiev nella regione, prima che una più solida reazione russa li possa revocare. In tal senso hanno ragione coloro che, ripercorrendo la memoria storica, hanno sollevato il paragone con l'Offensiva delle Ardenne del 16 dicembre 1944: a quel tempo la guerra era indubbiamente perduta per la Germania nazista, ma la Wehrmacht manteneva ancora una certa capacità bellica, che le permise di sfondare il Fronte Occidentale entrandovi in profondità. Com'è noto, i successi tedeschi furono però effimeri e dopo una settimana gli Alleati cominciarono a recuperare terreno; il 25 gennaio, con la piena riconquista delle ultime posizioni da parte degli anglo-americani, le forze tedesche non poterono far altro che ritirarsi del tutto, severamente decimate negli uomini e nei materiali. Da allora in poi per la Germania, che nella Ardenne aveva sprecato molte delle sue risorse migliori, sarebbe stato sempre più difficile resistere all'avanzata Alleata così come a quella sovietica sul Fronte Orientale, che impiegava ben più uomini e materiali: il risultato, paradossale, fu addirittura quello d'accelerare la fine del conflitto in Europa.  Ed in effetti, anche per quanto riguarda l'azione sulla regione di Kursk, non è difficile notare come ad una settimana dal suo inizio la spinta offensiva delle forze ucraine si sia già arrestata mentre l'iniziale sbandamento di quelle russe, lo stesso che del resto riportarono quelle Alleate nella prima settimane dell'Offensiva delle Ardenne, sia ormai superato con le prime riconquiste. Le forze ucraine, proprio come potevano esserlo quelle tedesche nel dicembre 1944, non sono certo nelle loro migliori condizioni, contrariamente a quelle russe; e così Kiev sacrifica le sue ultime capacità offensive in un'operazione propagandistica anziché nel Donbass dove le sue truppe nel frattempo sono al collasso e la progressione russa non ha mai conosciuto soste. Il malumore dei militari ucraini nel Donbass, che si sentono pressoché abbandonati dal proprio governo, è più alto che mai.

 

Viene dunque da chiedersi quanto durerà questa offensiva ucraina nella regione di Kursk, in cui sempre più Mosca sempre giocare con Kiev al gatto col topo: proprio come il felino gioca con la sua preda prima di finirla, così pare ora muoversi la Russia con le truppe ucraine, quando seguendole, quando illudendole, quando mordendole, il tutto per condurle al loro massimo logoramento. Non si può escludere che Mosca punti a sua volta a sortire un grande effetto pubblicitario, con l'occhio rivolto agli Stati Uniti dove la campagna elettorale è più effervescente che mai; proprio come il gatto che, mentre gioca col topo, controlla pure che non arrivi qualcun altro a portarglielo via. Mentre aspetta che la preda si logori e di tanto in tanto ne incentiva con la propria azione il logoramento, continua ad avanzare nel Donbass e nulla vieta che, al momento opportuno, non la divori con un indubbio impatto sull'opinione pubblica americana ed occidentale. 

 

 

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